Nota: questo articolo non è materiale del Comitato. E’ qui perché riguarda un evento accaduto nel nostro quartiere. E’ stato scritto da me, Paolo Teruzzi (il “webmaster”) e rispecchia solo il mio pensiero sulla vicenda. Spero però che offra a tutti un punto di vista un pò diverso dai soliti stereotipi. Non mi aspetto che qualcuno cambi idea. Mi basterebbe la disponibilità a vedere le cose in modo un pò più problematizzante e a cercare di mettersi un pochino anche nei panni degli altri (anche di altri che facciamo molta fatica a riconoscere come nostri “simili” e come coappartenenti, come disse Einstein, alla sola razza esistente, la “razza umana”).
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Striscia si è occupato delle condizioni di un gruppo di cavalli e animali tenuti presso l’autostrada MI/BG a forse due chilometri da casa mia. Evidentemente le condizioni igieniche e di alimentazione degli animali, come rilevabili dal video, non sono buone. So che ASL ed Enpa sono già intervenute.
Ma credo che la questione sia molto più complessa di quanto sembri.
I Sinti che tengono gli animali abitano qui da sempre. Sono persone miti. I loro figli sono andati a scuola coi nostri. Ma sono in qualche modo il residuo storico di un passato che non trova più spazio e tolleranza nella nostra (insensata e insensibile) società di oggi. Quando ero piccolo ricordo alcuni sinti che passavano dai contadini e ferravano i cavalli. O alla Fiera di San Giovanni a Monza molti di loro erano bravi allevatori e commercianti. Oggi sopravvivono come possono. La scuola spesso posteggia i ragazzi senza un sufficiente sforzo di investimento su di loro. Poi, senza istruzione e con lo stigma di “zingari” addosso, abituati a vivere schivi e ai margini, sopravvivono girando a raccogliere ferrovecchio, sempre esposti al rischio di pesanti multe. Quasi dappertutto, da noi, perfino le piattaforme eclogiche si vanno organizzando per escluderli (mediante costosi marchingegni tecnologici, tessera sanitaria per l’accesso ecc.). Ma che fastidio danno mentre recuperano cose che la nostra società sprecona butta, in spregio alle risorse limitate e alla miseria altrui?
I volontari di Medicina di Strada del Naga, associazione impegnata nella tutela della salute di stranieri e “nomadi” (ma anche di un sacco di italiani “che non ce l’hanno fatta”) hanno realizzato a Milano un’indagine, pubblicata di recente sulla rivista “Epidemiologia e Prevenzione”. In due anni, i volontari hanno visitato circa 1.100 persone analizzando condizioni abitative, lavoro, livello di scolarità, malattie più diffuse. 15 anni in meno rispetto agli italiani è l’aspettativa di vita di questa popolazione rom
E un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) del 2009 ha denunciato che nei paesi dell’Europa orientale i tassi di mortalità infantile dei bambini rom sono da due a sei volte più alti (ma anche da noi i dati sono questi).
Giovedì 13 Giugno 2013
Cavalli legati vicino all’autostrada
Continua il viaggio di Edoardo Stoppa in difesa degli animali