1) Innovare: nell’era dei social media, ci sono molti nuovi strumenti da sfruttare, dai social network in quanto tali all’online giving alle recentissime piattaforme di crowd-funding. Poco esperti? Provate ad approfittare dei sempre più numerosi blog di consigli in questo settore, e magari cercate di partecipare a qualche bando di finanziamento dedicato proprio a chi sviluppa la propria strategia di comunicazione online. Se ce la fanno gli altri, perché voi no?
2) Dire la verità: le persone devono sapere delle difficoltà in cui vi dibattete. Non tutti sono informati del fatto che la crisi colpisce anche e soprattutto le associazioni, strette tra la diminuzione dei fondi privati e il ritardo o il taglio totale di quelli pubblici (fate nomi e cognomi, se volete). Raccontate cosa sta accadendo, e perché state lanciando un appello più urgente di altre volte. I cittadini si sentiranno più responsabilizzati, e forse anche le istituzioni si muoveranno, se si sentiranno messe alla pubblica gogna per le proprie inadempienze.
3) Scommettere sul Payroll Giving: è vero, finora questo strumento, che consente ai dipendenti di donare direttamente attraverso trattenute in busta paga, non ha avuto molto successo. In Gran Bretagna, per esempio, solo il 3% dei lavoratori ne ha usufruito. Ma secondo gli esperti inglesi rimane una soluzione a costo zero dal grande potenziale di sviluppo: bisognerebbe scommetterci un po’ di più, sia da parte del non profit che delle aziende, e i risultati arriverebbero. Mai come in tempi di crisi avere un’entrata fissa mensile serve alla buona salute finanziaria di un’associazione.